DAL REDDITO DI CITTADINANZA AL M.I.A.

Nelle scorse settimane il Governo Meloni ha annunciato la misura che sostituirà il Reddito di Cittadinanza a partire dall’anno prossimo: il M.I.A.

Un acronimo insulso il cui significato è Misura di Inclusione Attiva; il nome è già un programma e rimanda alle famigerate politiche attive del lavoro, il cui fallimento ha segnato gli ultimi trent’anni di governo della “questione sociale”.

Nella realtà il MIA è un surrogato dell’RDC che depotenzia totalmente quanto di buono c’era in quest’ultimo.

Il MIA è costituito calcando la mano sulla criminalizzazione della povertà e sull’idea per la quale chi non lavora è un fannullone che preferisce stare sul divano.

In che cosa consiste il MIA?

  • L’importo e la durata del sussidio vengono fatti dipendere dalla classificazione dei beneficiari, questi vengono distinti tra occupabili e in-occupabili. Gli occupabili sono tutte le famiglie in cui non ci sono minorenni, disabili ed ultrasessantenni. Non occupabili tutti gli altri.

    • Le/i non occupabili, nonostante il governo non possa bollarli come fannulloni, vengono immediatamente colpiti: se l’RDC durava 18 mesi prima del rinnovo, il MIA durerà solo 12 mesi prima di essere rinnovato con annesso mese di perdita del beneficio;

    • Le/gli occupabili invece godranno del MIA per 12 mesi e, sempre con il mese di fermo, potranno rinnovarlo per soli altri 6 mesi tra concessione e rinnovo; trascorso questo periodo dovranno aspettare 18 mesi per poterlo chiedere nuovamente. In somma 18 mesi di fame per spingerti ad accettare qualsiasi lavoro senza fare gli schizzinosi su salario e condizioni di lavoro.

  • L’importo del beneficio cambia significativamente: un singolo con l’RDC poteva al massimo ottenere 500 euro e questo importo aumentava per ogni famigliare secondo una scala di equivalenza. Inoltre le famiglie in affitto potevano ottenere in più altre 280 euro come contributo contro la morosità incolpevole.

    Il MIA invece prevede che le/gli occupabili prendano al massimo 375 euro e nessun contributo viene previsto per il pagamento dell’affitto.

  • L’RDC veniva concesso con un’ISEE non superiore a 9.360 euro, mentre il MIA spetta solo a chi non superi 7.200 euro ISEE.

Questi aspetti della riforma del sussidio mettono in chiaro l’interesse del governo nel suo appiattirsi sulle necessità del padronato al quale si consegna una classe lavoratrice sempre più debole e impossibilitata a rifiutare condizione deleterie di impiego.

Diventa anche chiaro quello che è l’obiettivo del governo: sabotare il ruolo che il Reddito di Cittadinanza ha assunto in questi anni come vero e proprio pavimento salariale. In questo modo si riduce il potere contrattuale di lavoratrici e lavoratori nei confronti di padroni interessati esclusivamente a imporre retribuzioni misere ed umilianti.

L’abolizione del Reddito di Cittadinanza a favore del MIA è il volto pratico dell’offensiva ideologica contro i “fannulloni” nella quale si distinguono i ministri del Governo Meloni.

Il MIA è uno dei tanti giochi al massacro del reddito della classe lavoratrice in Italia ed è destinato a introdurre ulteriori guerre all’interno di un popolo immiserito. Opporsi alla sua introduzione pretendendo un reddito di cittadinanza rafforzato come strumento di necessaria tutela per la nostra condizione di persone costrette a lavorare per vivere, è una nostra stretta urgenza e dobbiamo praticarla da subito.

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