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“I contenuti della proposta

Il testo di Alleanza Verdi-sinistra si compone di tre articoli. Il primo propone l’introduzione del «congedo mestruale scolastico», che consiste nel riconoscere due giorni al mese di assenze giustificate per le studentesse che soffrono di dismenorrea. Queste assenze «non incideranno sul monte ore massimo di quelle consentite per considerare valido l’anno scolastico», ma per usufruire del congedo le studentesse «dovranno presentare un certificato medico all’inizio dell’anno scolastico e servirà comunque la presentazione di una giustificazione dei genitori in caso di minorenne».

Il secondo articolo introduce il «congedo mestruale lavorativo», ossia due giorni di congedo retribuito per le lavoratrici che hanno lo stesso problema. Per questo congedo, ottenibile solo presentando un certificato medico, le lavoratrici otterranno un’indennità pari alla retribuzione giornaliera. I giorni di congedo non potranno essere equiparati ad altre cause di assenza dal lavoro come la malattia.

Il terzo e ultimo articolo stabilisce invece che i contraccettivi ormonali siano inseriti nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), ossia le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, e che il ministro della Salute stabilisca le linee guida per la loro distribuzione gratuita nelle farmacie, previa prescrizione medica. Secondo Piccolotti, la distribuzione gratuita di questi farmaci «non solo è un diritto basilare, ma sarebbe anche una soluzione per molte donne», dal momento che i contraccettivi ormonali sono spesso prescritti come regolatori del ciclo mestruale.”
tratto dall’articolo “Che cosa contiene la proposta di legge sul congedo mestruale

Altri articoli interessanti:

Perché è arrivato il momento di parlare di congedo mestruale – L’Essenziale

Che cos’è il congedo mestruale – da Il Post

La proposta di legge per introdurre il congedo mestruale – Wired

Congedo mestruale, possibilità di assentarsi da scuola o da lavoro – Orizzonte Scuola

Approfondimenti: Guida pratica alla maternità e paternità

Una guida pratica e molto basica per iniziare a conoscere ed approfondire i diritti di lavoratrici e lavoratori che si trovano ad affrontare la genitorialità durante la vita lavorativa!

(scarica pdf GUIDA PRATICA)

Approfondimenti: Sistema appalti in Italia

Dopo il decreto che liberalizza il subappalto il governo ha presentato un disegno di legge sulla concorrenza. Le due cose non sembrano avere un rapporto ma invece sono strettamente connesse tra di loro. Pubblichiamo qui un piccolo contributo del gruppo sindacale torinese. (scarica pdf sistema appalti)

Approfondimenti: Welfare aziendale? No, grazie!

Pubblichiamo un nostro contributo rispetto al welfare aziendale. Un grosso strumento in mano ai padroni che si concretizza in de-contribuzione piuttosto che in benefici e reali aiuti per la classe lavoratrice.

A chi ci propina il welfare aziendale come nuovo orizzonte, noi rispondiamo “no grazie”.

La salute e la sicurezza di tutte/i devono essere una responsabilità statale, non delegata ai padroni e non legata ad un contratto di lavoro!

(scarica pdf)

Approfondimenti: Vademecum di autorganizzazione sindacale

Abbiamo pensato una “cassetta degli attrezzi” sindacale pronta all’uso per rispondere (e contrattaccare) la controparte padronale che molto spesso si approfitta di buste paga emesse con voci ambigue con bonus e premi di produzione non chiari.

E’ importate saper dare una prima risposta per poi poter far valere i propri interessi e diritti.

Non esitare a contattarci se rintracci delle anomalie e/o dubbi!!

Scarica qui

Sezione di approfondimento Internazionale

Approfondimento Internazionale: Guerra

Solo armi: le scelte dei leader Ue, tre chiavi di lettura

di Chiara Bonaiuti

Ma dici a me?

di Pierluigi Fagan

Rivolte nei CPR di Torino e Milano

No CPR TORINO

A questo link tutti gli aggiornamenti più importanti sulle rivolte nel CPR di Torino e sulle lotte contro le frontiere.

Podcast MACERIE Torino

Macerie su Macerie – Podcast 26/9/22 – Proteste e profitti nell’industria della migrazione.
Nuova stagione di Macerie su Macerie, si ricomincia subito dopo le elezioni politiche italiane.
C’è un fronte di buoni che si presenta sconvolto a seguito del risultato delle urne che mette al governo la destra di Giorgia Meloni. Un’elezione che non dovrebbe stupire affatto dopo l’ultimo decennio di guerra sociale spudorata, tre anni di gestione pandemica delirante da parte di un parlamento plebiscitario, espulsione per oltre un anno dei non vaccinati Covid da tutti diritti di cittadinanza, due governi “tecnici” che esaurite le possibilità di tagliare la spesa pubblica sono passati a organizzare scientemente il più grande esproprio di beni (primari e monetari) che si ricordi ai danni degli sfruttati. Certamente si tratta dell’ultimo tassello di un piano di lungo corso, ma sarà quello che cambierà inesorabilmente i meccanismi sociali a un punto tale da non garantire più neppure la sopravvivenza biologica di intere fasce di popolazione. L’impatto devastante di un’economia compiutamente finanziarizzata che si assicura sovranità assoluta manu militari, dentro e fuori gli scenari della guerra propriamente detta, è lo stato di cose in atto nell’ultimo lustro, ora ha anche dismesso le ultime cortesie e mostra i suoi volti secolari: il carro-armato e il prezzo del grano.
I rappresentanti dei partiti politici sono in questa aurora buia e luttuosa nient’altro che attori che continuano a recitare il copione della commedia, volendo far credere agli ingenui, ai disperati o agli incattiviti che l’atto non sia finito in tragedia e ci sia ancora qualche ingranaggio di scena che attraverso il voto possa essere cablato in una maniera o nell’altra. La promessa di ridistribuzione dei rimasugli nel fondo non è che l’arma ultima di un parlamentarismo arrivato ormai allo stadio di putrescenza: c’è chi straparla di servizi garantiti agli italiani, chi di un diritto civile in più, chi si mette la mano sul cuore per assicurare il documento giusto per lo sfruttamento intensivo in un paese ostile.
Rimasugli, appunto, anche di immaginario, e Giorgia Meloni porterà a realizzazione una previsione fin troppo facile: quella di creare grandi querelle intorno alla sua infima agenda di governo, sulle briciole, sui pezzi avanzati, cercando di deragliare, come è già accaduto nell’esperienza del berlusconismo, le energie necessarie a rovesciare il banco e attaccare, verso diatribe culturali per la conservazione di una qualche cosa.
Bisogna riconoscere gli specchietti per le allodole di questi parolai dalle diverse casacche e vedere la realtà della dominazione. Proviamo a farlo in questa puntata partendo da uno dei punti forti della propaganda della destra che è stato manco a dirlo quello sugli immigrati, sulla limitazione degli ingressi di popolazione utile ai bisogni lavorativi del Sistema-Paese. Un discorso sordido, osteggiato dai competitors con una retorica altrettanto ributtante da umanitarismo spicciolo, come se nella creazione del sistema della detenzione amministrativa, delle frontiere, dell’accoglienza-impresa, delle borse-lavoro o dei lager libici non siano coinvolte tutte le forze politiche e, in modo particolare nella storia italiana, proprio quelle della sinistra.
Ai microfoni di Blackout proponiamo un’intervista inedita a Siobhán McGuirk, autrice di “Asylum for sale: Profit and Protest in the Migration Industry” che fuori dalle retoriche facilone sulla libertà o meno di movimento, descrive la storia della costruzione delle “frontiere”, della concessione di documenti e dei sistemi di protezione internazionale come politiche di risposta a esigenze del mondo capitalizzato, di chi organizza l’oppressione attraverso la riproduzione di modelli gestionali per il profitto.
Buon ascolto e morte a tutti i governi.

Internazionale: Kurdistan

(Ultima ora) TERREMOTO: DISASTROSO SISMA A CAVALLO TRA TURCHIA, SIRIA E KURDISTAN. ATTIVATA LA MACCHINA DELLA SOLIDARIETA’ – ripubblicato da radio Onda d’Urto

Defend Kurdistan: appello al mondo accademico in solidarietà al popolo curdo ed alla rivoluzione del Rojava – ripubblicato da Infoaut

APPELLO ALLA COMUNITÀ ACCADEMICA IN SOLIDARIETÀ ALLA RIVOLUZIONE IN #ROJAVA

Abbiamo deciso di rivolgere un appello alla comunità accademica di tutta Italia per una presa di posizione decisa e univoca contro l’attacco di Erdogan alla proposta democratica del Kurdistan. In questa occasione il mondo della ricerca e della docenza universitarie può contribuire a fare la differenza su aspetti decisivi del conflitto per diverse ragioni. Prendere parola all’interno delle Università è necessario per sostenere la possibilità del pensiero critico. Anche nelle nostre Università, là dove elaboriamo ogni giorno forme di pensiero che vogliamo abbiano un impatto sulla realtà, dobbiamo dare voce alla nostra critica e prendere posizione. L’impegno e la dignità delle nostre accademie devono misurarsi non soltanto sulla ricchezza del sapere e della scienza che arriviamo a sviluppare, ma anche sul grado di etica che riusciamo a esprimere. E il rifiuto della guerra, del genocidio, della violenza fascista è il principio fondamentale di ogni virtù che orienti la ricerca. Per questo esprimere solidarietà è non solo giusto, ma necessario.

Il mondo della ricerca e della docenza universitarie può contribuire a fare la differenza su aspetti decisivi del conflitto:
– perché ogni guerra, compresa questa, passa dalla ricerca scientifica universitaria. Una simbiosi sempre più profonda che è necessario cominciare a mettere in discussione
– perché esiste una proposta di formazione universitaria alternativa, che cerca di sviluppare una formazione che miri allo sviluppo di una società e una personalità libere

– per difendere il progetto internazionale dell’Accademia della Modernità Democratica, piattaforma educativa con l’obiettivo di promuovere i principi scientifici e pratici del confederalismo democratico in tutto il mondo

LINK DEL FORM CON L’APPELLO COMPLETO

Donna, vita, libertà: la rivoluzione delle donne è inarrestabile – di Rete Jin

Dall’articolo: “In curdo, la parola jiyan (vita) viene da jin (donna). La connessione tra la donna e la vita è profonda e inscindibile, e viene intesa non solo nel senso strettamente biologico di dare alla luce una nuova vita, ma nel senso più ampio: le donne devono avere un ruolo centrale e vitalizzante per l’intera società. È per questo che la questione della libertà, azadî, nell’ideologia del movimento curdo è intrinsecamente legata alla riduzione in schiavitù delle donne, con l’imposizione del sistema patriarcale. Ritroviamo il tema in opere come Sociologia della libertà (Liberare la vita – la rivoluzione delle donne) di Öcalan.”

Articolo consultabile qui

Aggiornamento: Lettera di Alfredo Cospito.
Appuntamento in Piazza Solferino, sabato 4 marzo, ore 16.30

Approfondimenti: I mezzi e i fini – il Rovescio

DAL SITO IL ROVESCIO (CONSULTABILE AL SEGUENTE LINK)

Estratto dall’articolo.

«Se per vincere dovessimo erigere le forche, preferirei perdere». In questa lapidaria frase di Malatesta è racchiuso l’ideale anarchico. A differenziare l’anarchismo da tutte le altre correnti storiche del movimento di autoliberazione proletaria non è solo la sua posizione antiparlamentare né, più in generale, il rifiuto dell’uso «temporaneo» dello Stato per raggiungere l’emancipazione sociale. Si tratta, in un caso come nell’altro, dell’applicazione pratica di uno stesso principio di fondo: la necessaria coerenza tra mezzi e fini. La «razionalità della potenza» – vero e proprio motore degli ultimi due secoli di sviluppo tecno-economico – ha confermato tale principio fino all’abisso atomico. Non esiste alcun fine che possa essere, non solo giustificato, ma nemmeno perseguìto attraverso mezzi capaci di disintegrare la vita terrestre, cioè quel mondo senza il quale non può darsi alcuna finalità umana. Coloro che pensavano che il potere coercitivo dello Stato fosse una misura «necessaria e temporanea» verso l’uguaglianza hanno dapprima sfigurato ignobilmente il socialismo e poi lo hanno dichiarato compatibile persino con gl’arsenali di bombe nucleari.

La questione del 41 bis – benché coinvolga direttamente la vita di poco più di settecento persone – è a suo modo un saggio sulla moralità. Chi pensa che sia legittimo l’impiego di mezzi di tortura istituzionale per raggiungere determinati fini («sconfiggere la mafia», ad esempio) non solo conferma il proprio machiavellismo etico, ma rafforza in realtà quello stesso potere di cui la mafia è parte. Il punto non è quali persone vengono torturate (fossero pure le peggiori del mondo), ma cosa succede alle nostre vite quando ci facciamo complici silenti della tortura. A questa posizione «di principio» si affianca l’esperienza storico-sociale: certe misure «necessarie e temporanee» non solo non vengono mai abrogate, ma allargano di continuo il confine dei «nemici» contro cui possono essere applicate.

In tal senso, lo sciopero della fame di Alfredo Cospito ha un valore tanto partigiano – la sua determinazione si è infilata come un cuneo dentro l’azzardo statale di applicare il 41 bis ad un anarchico in vista di allargarlo poi ad altri compagni accusati di «associazione sovversiva con finalità di terrorismo» – quanto universale: in quella tomba per vivi non dev’esser più rinchiuso nessuno.>>

Approfondimenti: Radio Blackout intervista l’avvocato di Alfredo Cospito

DAL RADIO BLAKCOUT (AL SEGUENTE LINK):

Intervista radiofonica con Flavio Rossi Albertini, avvocato di Alfredo Cospito, sugli ultimi aggiornamenti riguardo le condizioni di salute del compagno da ormai 105 giorni di sciopero della fame, detenuto al 41bis al carcere di Opera a Milano, e sulla assoluta importanza storica della lotta, che parte dal corpo stesso di Alfredo, e si espande in una critica complessiva dell’istituto penitenziario del 41bis e dell’ergastolo ostativo.

La sua scelta ha avuto fin dall’inizio la capacità di smuovere temi che non erano mai stati così ampliamente trattati e discussi, oltre che di mettere in luce ancora di più, se mai ce ne fosse stato bisogno, il carattere vendicativo e violento dello Stato tutto, dai ministeri chiave di Giustizia e dell’interno, fino alle scadenti e infamanti espressioni di giornalismo mainstream nostrano.

Con il suo sciopero della fame ad oltranza, Alfredo Cospito sta costringendo una parte di società civile (e anche di sinistra troppo spesso incline al giustizialismo), a prendere posizione e a uscire dall’ambiguità, e ad affrontare finalmente che un dato di fatto, che lo Stato italiano attraverso l’ordinamento penitenziario del 41bis, tortura e condanna a morte i suoi detenuti, in contrapposizione a qualsiasi retorica democratica sulla funzione rieducatrice della pena e del carcere stesso.

Approfondimenti: La Voragine, una storia di Zerocalcare

DAL SITO DI INTERNAZIONALE (AL SEGUENTE LINK): è possibile leggere la breve storia di Zerocalcare che ha al centro il tema del 41 bis e la storia di Alfredo Cospito.

  • 2012

    Cospito è condannato al carcere

    Nel 2012 Alfredo Cospito viene condannato a 10 anni e otto mesi di carcere perché ritenuto responsabile dell’aggressione dell’allora amministratore delegato dell’Ansaldo di Genova; contemporaneamente a questo processo viene ritenuto responsabile di aver piazzato due bombe a basso potenziale vicino alla scuola per carabinieri di Fossano, inizialmente per questa accusa viene condannato a 20 anni di carcere per strage comune (non ci sono stati nè morti, nè feriti).

  • 2022

    il 41 BIS

    Nel 2022, dopo sei anni di detenzione, la Corte di Cassazione ha deciso che Cospito non deve e non può essere giudicato per “strage comune”, ma bensì per “strage politica”. Un reato molto più grave che chiama in causa la sicurezza dello Stato, sulla base dell’articolo 285 del codice penale, che prevede l’ergastolo anche se l’attentato non ha provocato alcun morto o ferito e prevede la possibilità che questo si trasformi in ergastolo ostativo. Una scelta durissima e poco utilizzata, dato che l’articolo 285 non è stato applicato né per le stragi di Capaci e via d’Amelio, né per quella della stazione di Bologna, dove furono assassinate 80 persone.

  • 19 ottobre 2022

    Inizio dello sciopero

    Il 19 ottobre Alfredo decide di non sottostare a queste scellerate decisione e decide di opporsi al regime del 41 bis, considerato tortura, iniziando uno sciopero della fame che dura ancora oggi.

Il sottoscritto Alfredo Cospito comunica al proprio avvocato Flavio Rossi Albertini che in pieno possesso delle mie capacitá mentali mi opporró con tutte le forze all’alimentazione forzata. Saranno costretti a legarmi nel letto. Dico questo perché ultimamente mi è stata adombrata la possibilitá di un T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio). Alla loro spietatezza ed accanimento opporró la mia forza, tenacia e la volontá di un anarchico e rivoluzionario cosciente. Andró avanti fino alla fine. Contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo. La vita non ha senso in questa tomba per vivi. 

Cospito Alfredo, 19 gennaio 2023