8 MARZO: SCIOPERO TRANSFEMMINISTA

In Italia 5.6 milioni di persone sono sotto la sogli a di povertà assoluta.

Nella analisi fatta dall’ OCSE sul livelli dei salari, resa nota nel 2020, é emerso che l’Italia sia l’unico Paese europeo in cui gli stipendi medi sono diminuiti rispetto al 1990. Esistono categorie di lavoratori/lavoratrici che stanno peggio, in cui la presenza di lavoro femminile é più alta: imprese private di pulizie, badanti e tuttofare, che hanno contratti miserabili con paghe orarie inferiori ai 5 euro lordi. Sono quelle che o lavorano a nero oppure hanno contratti individuali precari. Questo avviene anche nei servizi PUBBLICI ESTERNALIZZATI, NEGLI OSPEDALI, NEI SERVIZI SOCIALI, NELLE SCUOLE, NEI MUSEI, NELLE BIBLIOTECHE IN CUI LAVORANO FIANCO A FIANCO LAVORATRICI PUBBLICI E LAVORATRICI PRIVATE in cui per le stesse mansioni sono retribuite con salari diversi.

E’ una tendenza al ribasso dovuto alle crescenti esternalizzazioni dei servizi ormai sempre meno pubblici, attraverso gli appalti e subappalti che, attraverso cooperative cosiddette no profit e privati no profit accreditati, gestiscono le RSA per anziani, le comunità per disabili a per minori, i servizi sociali gestiti dai privati ecc..

Questi servizi compongono il nostro welfare, il nostro salario indiretto che non solo si sta riducendo ma sta diventando immateriale, erogato da un telefono o un pc. La forte pressione per la digitalizzazione del lavoro e delle relazioni raggiunge anche il welfare i servizi alla persona, la sanità, che dalla presenza passano ad una piattaforma con la telediagnostica affidata ad un algoritmo intelligente’.

Perciò

Ribadiamo che il lavoro nella pubblica amministrazione dedicato alla persona deve essere aumentato, in presenza e non precario. E’ inaccettabile che la pubblica amministrazione assuma a tempo determinato personale precario che dopo 36 mesi dl lavora viene buttato via, come avviene nei nidi, nelle materne e nei servizi sociali del comune di Torino.

La domanda sorge spontanea: COSA STA SUCCEDENDO NELLA VITA REALE DELLE PERSONE?

Chiediamolo a quelle donne che oltre al carico di vita familiare, sempre sulle loro spalle, corrono come matte per sistemare a scuola i propri figli, curare i propri anziani a casa per poi andare a  lavorare, magari con turni spezzati, parte al mattino e in parte al pomeriggio oppure di un’ora di qua e due ore di là tutti i giorni. 

DONNE DISPERATE E MAL PAGATE

Sono contrattualizzate con contratti multiservizi o delle cooperative, con stipendi medi nettamente inferiori ai mille euro: sono i c.d. working poor. Sono contratti di lavoro che non consentono di vivere del proprio reddito e che integra quello del/lla compagno/a di vita, quando c’è.

Sono Rebecca e posso dire che si assiste a un peggioramento. Lavoro in un servizio residenziale per disabili dove i turni sono estenuanti di 6 giorni su 7, con continue reperibilità anche non riconosciute legalmente. Spesso si è costrette/i a fermarsi oltre il proprio orario per coprire le assenze di operatori che lavorano fino a 13 ore; i turni vengono comunicati con un breve margine di avviso (intorno al 29 del mese) e con continui cambiamenti così da non consentire un’adeguata organizzazione del proprio tempo personale e della vita familiare.

All’interno dei servizi si verificano anche pressioni psicologiche, dove chi denuncia incongruità viene vista come minaccia e subisce un isolamento dal gruppo di lavoro. Nei servizi domiciliari per esempio viene richiesto alle operatrici la totale flessibilità oraria rispetto al proprio monte ore, un uso massivo della propria auto (con riconoscimento al di sotto delle tabelle ACI e al di sotto della decenza: 0,23 cent/KM) e se l’utente non è presente il tempo non viene riconosciuto.

Sono Elisabetta lavoro nelle pulizie degli uffici. Siamo lavoratrici socialmente fragili e subiamo una riduzione di ore di lavoro e di conseguenza dello stipendio, fin sotto ai 100 euro/mese. Se non ci va bene possiamo anche licenziarci. Lo stato di pulizia dei locali aziendali è quanto mai carente e insufficiente a garantire condizioni igieniche minime perché i tempi vengono ridotti e la cooperativa risparmia (anche sul materiale di base: carta mani e carta igienica).

Ecco un’altra testimonianza:

Sono Rosa una lavoratrice delle pulizie in appalto in università. Nello stesso luogo di lavoro e per le stesse mansioni ci vediamo applicati CCNL differenti e ci sentiamo dire che costiamo tanto (mentre di fatto le paghe orario lorde non superano i 7 euro). Le ore contrattualizzate sono poche per cui spesso abbiamo il doppio o triplo lavoro.

Se si aggiunge anche il lavoro in famiglia non abbiamo nemmeno il tempo per dormire (la sveglia suona alle 3.45). Il mio stipendio si aggira intorno ai 750 euro/mese.

COME DONNE LAVORATRICI

Vogliamo un reddito che garantisca l’autonomia e la dignità della persona (Art.36 Costituzione: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa).

Lottiamo per l’abolizione del precariato a favore dei contratti a tempo indeterminato. Solo così può esserci una parziale autodeteminazione a partire dall’indipendenza economica, anche e soprattutto grazie alle tutele della maternità che con i contratti brevi e precari troppo spesso diventa un privilegio più che un diritto.

Rivendichiamo servizi pubblici ad accesso universale e di qualità: sono un diritto, una misura di eguaglianza e un salario indiretto.

Rigettiamo la pressione familista per ricacciare le donne a casa a fare figli e farsi carico dei servizi che il welfare sta togliendo a cui concorrono gli obiettori che boicottano la legge 194 nei consultori, il martellamento mediatico e il passaggio del lavoro terziario a domicilio.

Rifiutiamo la divisione sessuale del lavoro (domestico e non), come ad esempio la cura delle persone nelle case che continua a gravare prevalentemente sulle donne, secondo le leggi millenarie del patriarcato.

Difendiamo la dignità delle persone e rompiamo i ricatti di lavori sfruttati e molesti: sosteniamo le denunce di molestie e discriminazioni sessiste e razziste, ancora troppo presenti nei luoghi di lavoro.

Per questo aderiamo allo SCIOPERO SOCIALE.

Perché nessuna debba subire oltre la duplice umiliazione e la violenza capitalista e patriarcale, estrattiva e predatoria, che parte dalle molestie per arrivare a prendersi le esistenze.

RIPRENDIAMOCI LA VITA!

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