(…) Qui non si impara niente
sempre gli stessi errori
inevitabilmente gli stessi orrori (…)
Le statistiche sono impietose. Nel 2022 ci sono state una media di tre morti al giorno sul lavoro; in termini assoluti 1090 persone che lavoravano per vivere, di lavoro sono morte.
Seguendo i numeri dell’Eurispes, ogni 100mila lavoratrici o lavoratori operanti in Italia, circa 5 sono destinate a morire. Un numero impressionante, la cui responsabilità è da far ricadere totalmente sulle scelte imprenditoriali in materia di sicurezza.
Non va meglio se parliamo di infortuni; nel 2022 sono cresciuti del 25,7% rispetto al 2021, in numeri assoluti quasi 700 mila infortuni. Anche qui le scelte padronali sono determinanti nell’aumento di questo dato. Produrre di più, approfittare della cosiddetta ripresa, vuole dire fregarsene delle norme sulla sicurezza, e il risultato si vede!
Il rapporto di forza tra padroni e lavoratrici e lavoratori è in modo evidente la cartina di tornasole per capire cosa stia succedendo sul terreno della sicurezza nei luoghi di lavoro. I precari, gli over 55 sotto minaccia di licenziamento e povertà, le e gli immigrati, sono i soggetti che muoiono e si infortunano di più: mediamente 4 volte più delle altre e degli altri. Un chiaro segnale del fatto che, più sei debole nel rapporto lavorativo, più sei a rischio; il rischio infortuni per una lavoratrice od un lavoratore migrante è del 10,5%, mentre per un lavoratore o lavoratrice italiana a tempo indeterminato il rischio si riduce al 3,3%
Naturalmente anche lo scorrimento in avanti fino a quasi 70 anni è responsabile di un numero spaventoso di morti e infortuni sul lavoro. Lavoratrici e lavoratori più anziane segnano un’incidenza di 20,3 decessi per 100 mila occupati, dato che scende a 10,7 per la fascia 55-64 anni, a 6 vittime ogni 100 mila occupate nella fascia 45-54 anni, fino al valore minimo di 2,7 tra le 25-34enni.
Non tragga poi in inganno il dato che vede più morti tra i lavoratori rispetto alle lavoratrici; questo dato ne maschera altri due nascosti nelle pieghe: in primo luogo le lavoratrici anziane sono una percentuale minore dei lavoratori anziani e, in secondo luogo i due settori dove si verificano la maggior parte degli infortuni mortali sono il trasporto per conto terzi e l’edilizia, due lavori a netta prevalenza maschile.
L’ultimo, ma non per importanza, dato che emerge da questa indagine è quello che riguarda i controlli. I valori sia assoluti sia percentuali sono in netta crescita nonostante il numero di controlli effettuati sia sostanzialmente rimasto lo stesso. I padroni continuano a fregarsene bellamente delle leggi sulla sicurezza perché sanno che, al massimo, rischiano una multa. L’intera struttura legislativa fa acqua proprio sul punto nodale: come costringere il padronato a rispettare le leggi esistenti.
Rimane il fatto che morire per lavoro vuole dire consegnare ai padroni anche la nostra pelle dopo aver dovuto consegnare loro il nostro tempo per poter vivere. Siamo noi lavoratrici e lavoratori a doverci difendere da questo vero e proprio attacco alle nostre vite utilizzando tutti gli strumenti possibili, compreso il rifiuto di svolgere mansioni pericolose.
Come FLAICA, in tutti i settori dove siamo presenti, siamo impegnate a difendere tutte le lavoratrici e i lavoratori che svolgono lavorazioni pericolose e invitiamo tutte e tutti a segnalare costantemente le situazioni di rischio per poter intervenire direttamente sulle aziende che non mettono in sicurezza chi lavora per loro!