“Sappiamo che si inizia a lavorare quando il capo ci dice a voce che possiamo farlo e ce lo dice non quando arriva un pezzo di carta ma quando i treni hanno smesso di passare. Fanno tutti così”.
Questa la risposta dei colleghi dei cinque lavoratori uccisi nella notte di Giovedì da un treno a Brandizzo.
In queste dichiarazioni c’è tutto il senso dei tragici avvenimenti di pochi giorni fa.
Oggi le indagini si concentrano sul responsabile della squadra di lavoro, come se si potesse addossare a un altro lavoratore la responsabilità di una pratica talmente diffusa tra le aziende che svolgono questi lavori, da essere diventata una prassi data per scontata.
In un altro articolo, apparso sempre su La Stampa del 4 settembre, si parla di uno dei lavoratori uccisi, dicendo che “..lui lavorava di sabato e di domenica, spesso”.
Il contratto dei manutentori interni a RFI (la società proveniente dallo spezzatino delle vecchie Ferrovie dello Stato che si occupa della manutenzione delle linee ferroviarie) prevede che le addette e gli addetti alla manutenzione debbano prestare non più di due notti (una terza contrattabile tra azienda ed RSU) di lavoro alla settimana, non possano fare straordinari notturni e che in caso di lavoro notturno debbano esserci le 11 ore di riposo previste per legge prima di svolgere un altro turno.
Peccato che non sia mai così; peccato che chi fa la notte normalmente faccia prima il turno della mattina dalle 08.00 alle 13.12 (riposando così meno di 8 ore, visto che il notturno inizia alle 22); peccato che le notti di lavoro arrivino spesso ad essere anche quattro o cinque e che a queste si accorpi spesso il lavoro a fine settimana.
Questo dipende da RFI che preferisce che i lavori di manutenzione siano svolti la notte e il fine settimana in modo da disturbare il meno possibile il traffico ferroviario, ma dipende anche dal fatto che le aziende che lavorano in appalto e in subappalto siano chiamate a fare in fretta i lavori programmati dal committente, anche per dare un’idea di efficienza del settore.
A questo aggiungiamo anche il fatto che lavoratrici e lavoratori impiegati nel settore siano inquadrati come edili e che la sicurezza in un cantiere edile e quella necessaria in ferrovia siano diverse tra loro come la notte e il giorno.
Quello che sta venendo fuori è quello che abbiamo sempre denunciato: il sistema degli appalti e subappalti ha fatto parecchie vittime tra lavoratrici e lavoratori, ma la prima di queste è la sicurezza sul lavoro. RFI scarica sulle aziende che lavorano per lei le incombenze della sicurezza e queste ultime scaricano sulle e sui propri dipendenti che vengono spinti a lavorare i condizioni precarie pur di fare in fretta, terminare i cantieri nei tempi previsti, anzi, dove possibile, ad abbattere i tempi stessi di lavorazione.
In questo quadro è “normale” che si lavori senza rispettare le minime consegne previste per evitare di essere ammazzati, in queste condizioni è “normale” trovarsi a iniziare il lavoro quando non ci sono ancora le condizioni per farlo, in queste condizioni è “normale” fare più turni di notte di quanto previsto e non rispettare i riposi e gli orari settimanali.
La responsabilità di quanto è successo a Brandizzo e continua a capitare in tutta Italia è di un sistema di contenimento dei costi e di scarico delle incombenze di sicurezza e rispetto dei contratti di lavoro che si chiama “sistema appalti”. Tramite questo sistema gli enti pubblici o assimilati e le grandi aziende hanno abbattuto i costi interni e li hanno scaricati sulle spalle di chi lavora!
Non ci sono altre soluzioni: internalizzazione di tutte le funzioni svolte per far funzionare aziende pubbliche e private!
Iniziamo a difendere la nostra vita, la nostra salute ed il nostro reddito!
Verso uno sciopero generale del settore trasporti con questa precisa parola d’ordine!