mentre gli assassini lassù in alto

gridano le loro preghiere

Ma hanno convocato, hanno convocato

una nube minacciosa…”

Anthem, Leonard Cohen

La Corte di Cassazione venerdì scorso ha respinto il ricorso dell’avvocato di Alfredo Cospito contro il regime di segregazione carceraria conosciuto come 41 bis.

Si tratta di una sentenza politica che non ha nulla a che fare con il diritto. Non solo perché il diritto stesso rispetta sempre i rapporti di forza all’interno di una società, ma perché la condizioni che la stessa legge prevede per applicare questo regime carcerario spaventoso, nel caso di Alfredo Cospito, semplicemente non ci sono

La Corte di Cassazione ha deciso in palese contrasto non solo con i minimi principi di umanità che le società dell’Occidente sbandierano ogni momento, ma con le stesse richieste dell’accusa. Il Procuratore Generale, ossia il capo di tutti i giudici di accusa del paese, aveva infatti richiesto la fine di questo regime carcerario evidentemente torturatorio.

Nonostante questo i giudici hanno deciso in palese accordo con il governo e il ministro Nordio – uomo con fama di garantista solamente perché sottomesso ai potenti e feroce con i senza potere – di rifiutare la revoca del regime speciale in carcere e, di fatto, hanno condannato a morte Alfredo Cospito.

Ricordiamo ancora una volta che Cospito non è stato condannato nemmeno per un omicidio e che in questo momento è processato per un attentato dimostrativo a una caserma di carabinieri che non ha fatto alcun ferito e che, secondo la stessa accusa, non avrebbe nemmeno potuto farne.

L’Italia invece è piena di condannati per le stragi degli anni Settanta che godono pienamente della libertà. La differenza evidente è che gli stragisti veri appartenevano a gruppi di estrema destra e che il loro operato era funzionale a reprimere le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori nel paese.

La sentenza Cospito è quindi una sentenza politica voluta da un governo che ha deciso di “dare una lezione” a chiunque intenda opporsi con decisione al suo operato. Non rispetteranno nemmeno i minimi requisiti di umanità, sono pronti a macchiarsi le mani di sangue se lo riterranno necessario

Come ai tempi di Sacco e Vanzetti questa è la definitiva bancarotta morale di una classe dominante (chiamarla dirigente sarebbe troppo gentile) tanto politica che economica che amministrativa che sta portando il paese al disastro e che alimenta la persecuzione sugli e sulle oppositrici allo scopo di allontanare da sé l’attenzione negativa che meriterebbe da parte delle e degli abitanti del paese

Un paese abbruttito dalla crisi economica e che stenta a dirigere la propria rabbia nei confronti dei diretti responsabili delle condizioni di vita di chi non è né potente né ricco.

Un paese che da quarant’anni si dota di strumenti di emergenza sempre più feroci e sempre più distruttivi per chi si trovi a subirli. Ci hanno raccontato che il 41 bis serviva a combattere le mafie e che sarebbe durato il tempo necessario a farlo. Trenta anni dopo il 41 bis è ancora lì con il suo portato di tortura psicologica devastante e colpisce militanti anarchici come Cospito che nulla c’entrano con le mafie

Ad Alfredo oggi va la nostra solidarietà di fronte alla scelta radicale che ha fatto mettendo in gioco il suo corpo e la sua vita come unici strumenti di battaglia disponibili contro un’evidente ingiustizia.

Al governo sappiamo quanto sia inutile chiedere qualunque cosa considerando l’assoluta mancanza di umanità che ha dimostrato. Crediamo invece che la mobilitazione di queste settimane che si è allargata a tutte e tutti coloro che non vogliono vivere in uno stato di assoluta mancanza di libertà debba continuare per imporre una soluzione positiva a questa situazione.