Presidio per il diritto alla democrazia sindacale in IKEA
Riportiamo il testo del volantino (scaricabile in pdf qui).
Il 29.06.2022 la multinazionale IKEA è stata condannata per “condotta antisindacale” per aver escluso il nostro sindacato, la FlaicaUniti – CUB, dalle trattative nazionali per il rinnovo del Contratto Integrativo Aziendale (C.I.A.).
Il giudice del Tribunale di Milano, riprendendo la pronuncia della Corte Costituzionale del 2013, ha chiarito che il datore di lavoro deve scegliere i propri interlocutori sindacali in base alla loro effettiva rappresentatività e, pertanto, non può escludere le organizzazioni sindacali che difendono in maniera intransigente i diritti dei lavoratori se queste hanno effettivo consenso.
In pratica scardina il sistema anti-democratico delle relazioni sindacali che vige in tutta Italia, dove i lavoratori non sono veramente liberi di scegliere da quale sindacato farsi rappresentare, dato che manca una legge sulla rappresentanza sindacale veramente democratica.
Infatti, in IKEA, come nella gran parte delle aziende di questo paese, l’azienda decide di invitare alle trattative per il rinnovo del contratto aziendale solo CGIL – CISL – UIL. Ci esclude anche se siamo il 3° sindacato per consistenza di iscritti all’interno dell’intera azienda.
Questo viene fatto perché il nostro modo di fare sindacato vuole riportare al centro il protagonismo dei lavoratori, liberandolo dallo spirito corporativista che si sta affermando sempre più negli anni. I lavoratori non sono più disposti ad essere oggetto di attacchi economici: continuano a nominarci come risorse ma ci trattano agli effetti come i peggiori costi. A fronte di ciò, abbiamo elaborato una piattaforma rivendicativa che pone al centro la dignità del lavoratore in quanto essere umano, la sua piena cittadinanza democratica nei luoghi di lavoro, ed una equa ridistribuzione della ricchezza prodotta. Crediamo inoltre che il C.I.A. debba essere applicato a tutte le lavoratrici e i lavoratori direttamente o indirettamente impiegati da Ikea ed operanti nelle sue strutture, così da eliminare ingiuste differenziazioni e esternalizzazioni selvagge.
Insomma: rivendichiamo aumenti salariali, maggiori diritti, riduzione della flessibilità, democrazia in azienda.
Nonostante le sue campagne a favore dei “diritti civili”, quello di cui si dimentica ben spesso IKEA sono i diritti dei lavoratori.
Per questa esclusione, che riteniamo discriminatoria, ci siamo rivolti al giudice del lavoro.
Ikea ha impugnato il decreto del Tribunale di Milano sostenendo che la causa doveva essere promossa in un altro Tribunale, quello di Monza, ottenendo la dichiarazione di “incompetenza territoriale” del giudice di Milano.
Tutto ciò, comunque, non ci ferma. Abbiamo già ripresentato il ricorso per condotta antisindacale al Tribunale di Monza ed oggi siamo qui, sotto la sede centrale di Ikea, per rivendicare il diritto alla democrazia nei luoghi di lavoro, il diritto ad un rinnovo del CIA che migliori le condizioni di lavoro, ridistribuendo tra i propri dipendenti quegli enormi profitti che l’azienda ha sempre continuato a generare.